Dal governo con l’una tantum solo pochi spiccioli

La priorità è rinnovare i Contratti scaduti per recuperare il potere d’acquisto falcidiato da anni di inflazione a due cifre

 Con le busta paga di agosto verrà erogata l’una tantum al personale delle Funzioni centrali pari all’1,5% delle retribuzioni stanziato con le legge di bilancio 2023 per far fronte (si fa per dire) al mancato rinnovo del CCNL scaduto il 31 dicembre del 2021. Si tratta mediamente di cifre che vanno da 20 a 30 euro mensili e che decorrono da gennaio 2023.

Pochi spiccioli come è facile intuire, a fronte di un’inflazione che nel 2021 e 2022 ha raggiunto e superato le due cifre. E la situazione non cambia di molto anche con il preannunciato nuovo taglio del cuneo fiscale, previsto dal Decreto lavoro, che decorre da luglio, avrà durata fino a dicembre 2023 in quanto è finanziato solo per tale arco temporale, e sarà erogato in busta paga da agosto 2023. Riguarderà i redditi lordi fino a 35.000 euro  con un beneficio netto in busta paga, per il semestre interessato, stimato tra i 30 e i 50 euro. Il tutto mentre l’IPCA (Indice Prodotti al Consumo al netto dei Prodotti Energetici) che costituisce l’indicatore ufficiale per calcolare le percentuali di rinnovo contrattuale, pur notoriamente molto più leggero dell’inflazione reale, proprio perchè non calcola l’andamento dei prodotti energetici, secondo l’ISTAT che è l’Istituto deputato alla sua certificazione, si sarebbe attestato  per il 2022 e per il 2023 intorno all’8% su base annua, a cui andrà aggiunta la percentuale del 2024.

Come si vede la base di  calcolo per individuare la percentuale di incremento a regime  degli stipendi in sede di rinnovo contrattuale è sicuramente superiore al 20%. Le stesse stime del Governo si attestano su un costo complessivo per i rinnovi dei contratti dei comparti pubblici superiore ai 32 miliardi di euro. Ecco il perchè esprimiamo da subito la nostra più forte contrarietà rispetto alle voci fatte circolare in questi giorni secondo le quali il Governo intenderebbe prevedere, in sede di legge di bilancio 2024, solamente una nuova “una tantum” da corrispondere in luogo degli stanziamenti necessari per l’avvio della contrattazione.

Sappiamo che il MEF in queste ore ha iniziato il confronto con tutti i Ministeri per verificare i fabbisogni in vista della predisposizione della legge di Bilancio 2024. Anche il Ministro Zangrillo dovrà essere della partita,  per cui,  dopo mesi di silenzio sulla questione, ci attendiamo che si presenti a tali confronti con le richieste necessarie a permettere un immediato avvio del negoziato. Da parte nostra stiamo definendo le linee guida delle piattaforme che formalizzeremo a breve al Governo e all’Aran e che costituiscono l’atto formale per la messa in mora della controparte.

I punti principali della proposta FLP per i rinnovi 2022/2024 sono: incrementi economici  correlati al tasso di inflazione reale del triennio, aggiornamento del nuovo ordinamento professionale al fine di renderlo effettivamente  esigibile in tutte le sue parti, a partire dallo svuotamento della ex Prima Area, effettiva istituzione di quella delle Elevate Professionalità, estensione dei diritti, più formazione, maggiore sviluppo del lavoro agile e da remoto, conciliazione vita-lavoro e welfare aziendale. Le lavoratrici e i lavoratori in questi anni hanno subito sulla loro pelle i morsi del carovita e delle speculazioni. Una situazione a cui bisogna porre rimedio, e da subito.

                                                                                                                 La Segreteria Generale FLP

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