Elezioni RSU ed emergenza pandemica

Salta, a seguito della mancata firma da parte della UIL, l’accordo in Aran per lo slittamento delle elezioni del 5, 6 e 7 aprile.
Si è concluso con un nulla di fatto il ciclo di riunioni presso l’Aran mirato ad un differimento della data per il rinnovo delle RSU per il permanere dell’emergenza sanitaria che rende oggettivamente molto difficile, se non impossibile, l’avvio delle procedure elettorali (raccolta delle firme, presentazione delle liste, costituzione delle Commissioni elettorali), previste a partire dal 1 febbraio 2022.
In mancanza, all’attualità, di una specifica previsione normativa che rinvii la data delle elezioni, l’unica strada percorribile in sede negoziale era quella di un differimento della data delle elezioni e un conseguente slittamento in avanti di tutte le connesse fasi procedurali, che si muovesse nell’ambito della proroga delle attuali RSU fino ai 50 giorni successivi al 7 aprile 2022.
E’ evidente che tale arco temporale non garantiva di per se che le elezioni potessero essere tenute in quel nuovo periodo, considerato l’andamento della curva pandemica che al momento non permette di avere alcuna certezza, e quindi come CSE avevamo proposto che a metà febbraio 2022 le parti si dovessero incontrare nuovamente per verificare l’andamento epidemiologico, e ove necessario, prendendo atto dell’impossibilità di utilizzare gli strumenti pattizi per avviare le procedure elettorali in modo sicuro e partecipato, avrebbero chiesto unitariamente un provvedimento normativo per spostare le elezioni a fine 2022.
Questo avrebbe permesso da subito di modificare il calendario vigente, spostando di almeno un mese la data di avvio delle procedure per il rinnovo, che invece all’attualità restano confermate secondo il calendario predisposto a inizio dicembre 2021.
Una posizione, la nostra, assolutamente pragmatica, che parte dalla considerazione che nell’attuale fase politica, tutta impegnata nelle elezioni per il nuovo Presidente della Repubblica, difficilmente avremmo avuto in tempo utile (prima del 31 gennaio 2022) un provvedimento normativo di rinvio, anche per le differenti posizioni espresse al tavolo dalle diverse Confederazioni rispetto ad un rinvio a fine 2022 o a inizio 2023.
Purtroppo, nonostante un lungo lavoro di mediazione, alla fine la UIL si è dichiarata indisponibile alla firma del Protocollo di rinvio, condizione questa che ha portato alla mancata definizione dell’accordo, dal momento che per modificare per via negoziale il calendario, era necessario la firma di tutte le Confederazioni che il 7 dicembre 2021 avevano siglato quello vigente.
La situazione quindi è che al momento restano confermate tutte le date originariamente previste e quindi la necessità comunque di avviare tutte le procedure in una situazione in cui gli Uffici sono quasi deserti, in molti settori addirittura chiusi, o nei quali è impedito o contingentato l’accesso, e con l’impossibilità anche di utilizzare gli strumenti telematici per la presentazione delle liste, dal momento che il nuovo regolamento elettorale, definito in Aran lo scorso 16 novembre, non è vigente in quanto ancora in fase di certificazione.
Come CSE riteniamo che il rinnovo delle RSU sia un importante momento di partecipazione, di democrazia sindacale, di verifica della rappresentatività e dell’azione del sindacato, e che quindi il diritto di voto va garantito e non può essere bypassato, o negato sine die.
Proprio per questo però deve potersi esplicare pienamente, garantendo l’esercizio del diritto di voto e di candidatura in sicurezza, a tutti gli aventi diritto, cosa sicuramente non realizzabile in questa fase.
Se non dovessero emergere in questi giorni provvedimenti normativi di rinvio, pur nella situazione di straordinaria emergenza, comunque faremo la nostra parte per non far mancare la presenza in tutte le Amministrazioni delle nostre liste e quelle delle nostre Federazioni.
Ma è di tutta evidenza che in quest’ultimo caso la responsabilità di un percorso elettorale viziato da tali difficoltà ricadrebbe tutta su chi ha scelto di non sottoscrivere il nuovo calendario.

La Segreteria generale CSE

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