Gli effetti economici dell’opzione posticipo del pensionamento

Uno studio di UPB dimostra che è meno vantaggiosa man mano ci si avvicina ai 67 anni

Ci siamo: per i dipendenti privati, l’incentivo al posticipo del pensionamento scatterà dal prossimo mese di settembre, mentre per quelli pubblici scatterà qualche mese più tardi (solo da novembre).

La misura, prevista dalla legge di bilancio 2025, è stata disciplinata dalla circolare INPS n. 102 del 16.06.2025, dei cui contenuti abbiamo riferito nel nostro precedente Notiziario n. 12 del 19.06.2025, in particolare per quanto attiene alle decorrenze effettive, e al quale naturalmente rinviamo.

Come noto, l’incentivo al posticipo del pensionamento (c.d “bonus Maroni”, dal Ministro che la concepì per primo nel 2004) consente ai lavoratori privati e pubblici interessati, che maturano entro il 31.12.2025 il diritto a “quota 103” (41 anni di contributi + 62 anni d’età) oppure il diritto a “pensione anticipata ordinaria” (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, uno in meno per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica), di continuare a lavorare optando per la destinazione in busta paga dei contributi IVS a proprio carico (il 9,19% della retribuzione imponibile per i lavoratori privati; l’8,89% per i dipendenti pubblici iscritti alla gestione ex Inpdap).

Un vantaggio immediato, dunque, derivante dalla destinazione in busta paga dei contributi IVS non versati all’INPS, che si traduce al momento in un aumento netto dello stipendio, peraltro completamente esente da tasse e non soggetto a IRPEF, e questo sia per i lavoratori privati che per quelli pubblici, come precisato di recente dalla stessa Agenzia delle Entrate (si veda il nostro precedente Notiziario n. 13 del 7.07.2025).

C’è però da considerare l’altra faccia della medaglia: il vantaggio immediato derivante dall’aumento dello stipendio viene controbilanciato dal fatto che, a regime, la pensione sarà naturalmente più bassa a causa di un montante previdenziale ovviamente ridotto in ragione dei minori contributi versati, anche se va ricordato come sia comunque possibile versare in autonomia contributi volontari a copertura.

La domanda che allora si pone, e che peraltro in molti ci pongono, è la seguente: a quali condizioni conviene il posticipo del pensionamento? Più precisamente: a quali condizioni lo svantaggio di una pensione futura più bassa è positivamente controbilanciato dal vantaggio dell’aumento in busta paga?

Una prima, importante risposta ci viene dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), che ha analizzato il caso di posticipo di pensionamento di un lavoratore del settore privato di 62 anni, in possesso dei requisiti di accesso sia a “quota 103” che alla “pensione anticipata ordinaria”, e con reddito annuo lordo di 40mila€.

La simulazione operata dall’UPB fornisce una stima degli effetti economici legati alla scelta di adesione all’incentivo posticipo pensionamento prendendo in esame diverse età di ingresso (dai 62 ai 66 anni), e dimostra che l’opzione posticipo del pensionamento è via via meno vantaggiosa man mano che ci sia avvicina all’età della pensione di vecchiaia (fissata oggi a 67 anni).

Ovviamente, non è possibile in materia di pensionamenti, dare indicazioni specifiche atteso che le motivazioni di carattere personale e familiare risultano spesso prevalenti. Pur tuttavia, alla luce dello studio di UPB, appare indubbio che il vantaggio offerto dal bonus si riduce progressivamente con l’avvicinarsi dell’età pensionabile di vecchiaia. A tal riguardo, qualcuno suggerisce ai lavoratori interessati di prendere in esame la possibilità di destinare, in toto o in parte, l’importo ricevuto con il “bonus Maroni” ad una pensione integrativa, che da un lato consentirebbe di beneficiare della deducibilità fiscale e dall’altro di rafforzare la propria posizione previdenziale, compensando il minore importo della pensione

L’UPB ha anche ipotizzato che nell’anno in corso potrebbero essere circa 7.000 i lavoratori effettivamente interessati al bonus Maroni, dunque una platea alquanto ristretta, che conferma che anche per il 2025 il livello di adesioni potrebbe essere decisamente basso, atteso che la tendenza che appare consolidata tra i lavoratori è quella di lasciare il mondo del lavoro per la pensione non appena maturati i requisiti previsti.

Il Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati

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