Il governo prepara un nuovo decreto legge sulla PA

ma i contenuti sono parziali, inadeguati e privi di una logica di sistema

Apprendiamo in queste ore della predisposizione da parte del Governo di un nuovo Decreto legge per il rafforzamento della PA mentre è ancora in Parlamento la discussione per la conversione del primo Decreto.

Una decisione che lascia molto perplessi perché, sia per le materie trattate, che per la tipologia delle iniziative assunte, sarebbe stato molto più logico prevedere tali norme nel primo Decreto o proporne, come pure è stato fatto per altre questioni, l’inserimento in sede di conversione in legge.

Avremmo avuto perlomeno un testo unico di disposizioni emanate nello stesso arco temporale e sostanzialmente del medesimo tenore.

Invece, se le anticipazioni saranno confermate, ci troviamo di fronte all’ennesimo provvedimento tampone con l’inserimento di norme random solo per alcune Amministrazioni, non solo dagli effetti in gran parte residuali rispetto alle grandi questioni aperte, ma soprattutto caratterizzate dall’assoluta mancanza di un disegno  organico e coerente.

Si va  ad esempio dal rientro delle funzioni di ANPAL nel Ministero del Lavoro, oggetto di un ennesimo riassetto a costo zero, a una separazione, assolutamente discutibile, delle funzioni attualmente in capo al Segretario Generale e Direttore Nazionale Armamenti (DNA), con la previsione che possa essere chiamato al ruolo di DNA una persona estranea alle FF.AA..

Sul fronte delle assunzioni vengono messi sul piatto poche centinaia di posti, a fronte di carenze che  sfiorano il milione di posti.

Si privilegiano infatti, anche in questo decreto, come nel precedente, l’aumento delle posizioni Dirigenziali di vertice (quelle per intenderci con stipendi che superano i 200 mila euro annui) e gli organici degli Uffici di diretta collaborazione dei Ministri, che vengono coperti con chiamata diretta e con stipendi notevolmente più alti di quelli dei funzionari a tempo determinato.

Continua a restare inoltre al palo, nonostante il Contratto firmato ormai da più di un anno, l’Area delle Elevate Professionalità voluta dalla FLP per riconoscere la professionalità dei tanti funzionari che da anni svolgono funzioni rilevanti nelle nostre Amministrazioni, e la cui carriera è ferma da decenni, e rendere maggiormente attrattive le Amministrazioni nel reclutamento delle nuove professionalità tecniche e specialistiche. L’unica previsione pare essere al momento quella del Ministero della Cultura, ma il numero dei posti previsti (100), tutti destinati al reclutamento esterno, non danno certamente il segno della volontà di investire in tale direzione.

Se aggiungiamo che manca al momento ogni reale volontà di prevedere lo stanziamento delle ulteriori risorse necessarie ad avviare la stagione dei rinnovi contrattuali, appare evidente come al di là di mere dichiarazioni di facciata, o di campagne di stampa  dal tenore propagandistico, la cifra delle iniziative assunte dal Governo in questi otto mesi sul lavoro pubblico e sulla sua valorizzazione, è assolutamente negativa.

Lo diciamo quindi ancora una volta.

Per cambiare veramente passo, rendere attrattive le Amministrazioni, raggiungere gli ambiziosi obiettivi del PNRR, non servono provvedimenti di questo tipo, ma è necessario operare in discontinuità con il passato, utilizzando le ingenti risorse rese disponibili in questo frangente per rafforzare adeguatamente gli organici, stanziare le risorse per dare effettività e concretezza al nuovo ordinamento professionale e alla formazione e rinnovare i CCNL scaduti a dicembre 2021.

                                                                                               La Segreteria Generale FLP

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