Le riduzioni IRPEF per i pensionati dal 1° Gennaio 2024

Le previste novitá del maxi emendamento al DDL bilancio per i lavoratori sanitari: poca cosa, e pagata da tutti i futuri pensionati

Oltre agli aumenti legati alla perequazione 2024, che adegueranno gli assegni pensionistici all’inflazione 2023 in misura del 5,4%, giusto decreto del MEF del 27 novembre u.s. (si veda a tal proposito il precedente Notiziario n. 23 del 29.11.2023 che recava al suo interno una tabella con gli importi massimi lordi mensili per le diverse fasce di reddito), nel cedolino di gennaio p.v. i pensionati troveranno anche un ulteriore, piccolo aumento legato alla unificazione dei primi due scaglioni IRPEF prevista dal co. 1 dell’art. 1 del Decreto Legislativo – attuativo della Legge delega 9.08.2023, n. 111 avente per oggetto la riforma dell’IRPEF – approvato in Consiglio dei Ministri il 16 ottobre scorso,

La predetta norma prevede, infatti, l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF al 23% per tutti i redditi, e dunque anche di quelli da pensione, fino a 28mila euro lordi annui (attualmente, dai 15mila ai 28mila, l’aliquota è pari al 25%), e per questa strada anche i contribuenti pensionati beneficeranno di qualche euro in più nei loro cedolini mensili (circa 100 € lordi all’anno per un reddito di 20mila euro annui). Nulla cambia invece per i redditi da pensione tra 28.000 e 50.000 euro lordi annui (aliquota al 35%) e per quelli oltre i 50.000 euro (aliquota IRPEF al 43%).

L’accorpamento delle due prime aliquote produrrà un risparmio nelle imposte nei termini seguenti60 circa in meno all’anno per i pensionati con reddito fino a 15mila euro;  € 100 circa in meno per quelli che guadagnano fino a 20mila euro; infine, un beneficio fisso pari a € 260 l’anno per i pensionati i cui redditi si attestano al di sopra della soglia dei 28mila euro annui.

Per i redditi sopra i 50mila euro, nell’anno 2024  – e dunque con riferimento alla dichiarazione dei redditi 2025 – ci sarà una franchigia delle detrazioni pari a 260 euro.

La misura in questione costerà complessivamente tra i 3 e i 4 miliardi, ma, al pari della riduzione del cuneo contributivo, anche questa operazione è finanziata dal DDL bilancio solo per il 2024, motivo per il quale dunque, negli anni a venire, e in primis a partire dal 2025, sarà necessario reperire le risorse utili a rifinanziarla ulteriormente.

Continua, nel frattempo, l’iter parlamentare per l’approvazione del DDL Bilancio 2024 che, come noto, reca importanti disposizioni in materia di pensioni (vds. ns. precedente Notiziario n. 21 del 2 novembre scorso), rispetto alle quali la nostra O.S. ha espresso giudizi complessivamente molto critici, in particolare per la stretta in materia di flessibilità in uscita e per gli inammissibili tagli ai diritti acquisiti di alcune categorie di futuri pensionati pubblici (Dipendenti Enti Locali; Dipendenti del Servizio Sanitario; Insegnanti di asilo e scuole elementari parificate e  Ufficiali giudiziari,  tutti già iscritti alle rispettive “casse”, prima confluite in INPDAP e poi successivamente in INPS).

Il preannunciato maxi-emendamento, in via di predisposizione da parte del Governo ma non ancora presentato, dovrebbe lasciare invariate la quasi totalità delle disposizioni recate dal DDL in materia di pensioni, ad eccezione di quelle relative alle penalizzazioni sulle future pensioni delle quattro categorie di cui sopra in ragione dell’ aggiornamento delle aliquote di rendimento previste dal DDL.

Il maxi-emendamento dovrebbe prevedere per tutte e 4 le categorie: l’esclusione dalle penalizzazioni dei pensionamenti di vecchiaia (67 anni) e per quelli collocati a riposo d’ufficio per limiti di età (65 anni); ancora, nessuna penalizzazione per chi matura la pensione anticipata entro il 31.12.2023; chi invece la matura successivamente, godrà di un assegno pensionistico ridotto applicando le nuove aliquote di rendimento previste dal DDL Bilancio 2024.

Dovrebbe invece essere introdotto un meccanismo più favorevole per i soli lavoratori del settore sanitario, per i quali verrebbe operata la riduzione delle penalizzazioni nella misura di 1/36 per ogni mese di posticipo del pensionamento anticipato, penalizzazioni che così si azzererebbero dopo tre anni, e dunque a 45 anni (44 per le donne) e 10 mesi. Ma, per compensare il maggiore costo dell’alleggerimento della misura e dunque per assicurare i saldi di bilancio, verrebbero ampliate le “finestre mobili” per le pensioni anticipate a partire dal 2025 (fino a tutto il 2024 resteranno di tre mesi), secondo la seguente progressione: quattro mesi nel 2025, cinque mesi nel 2026, sette mesi nel 2027 e nove mesi a partire dall’anno 2028.

A pensarci bene, quella che dovrebbe essere contenuta all’interno del maxi-emendamento a noi non sembra davvero una grande concessione per i lavoratori sanitari (qualcuno giustamente ha parlato di “quota 46”!!!!), e peraltro pagata da tutti i futuri pensionati con l’allungamento stabile delle finestre mobili fino addirittura a nove mesi. Davvero un po’ troppo!

In merito al DDL Bilancio 2024, tenuto conto che allo stato l’annunciato maxi-emendamento risulta ancora in fase di predisposizione e dunque non è stato ancora presentato, è di tutta evidenza che, rispetto a quanto inizialmente immaginato, i tempi di approvazione della manovra si sono decisamente allungati, al punto da far prevedere, oggi, che l’approvazione della legge avverrà tra Natale e Capodanno, a meno di ulteriori intoppi che ne rallenterebbero ulteriormente l’iter.

Seguiremo ovviamente da vicino gli sviluppi parlamentari del DDL, e ne daremo tempestiva informazione non appena sarà approvato dai due rami del Parlamento.

 

                                                   Il Coordinamento Nazionale CSE FLP Pensionati

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