Una manovra di bilancio 2024 con luci e ombre

Poche risorse per i rinnovi CCNL e niente novitá su TFS/TFR

 Il DDL sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2024 e quello per il triennio 2024-2626 sono approdati al Senato lunedì 30 ottobre u.s. e sono stati assegnati alla Commissione Bilancio (A.S. n. 926), che già da questa settimana avvierà le consuete audizioni e, a breve, fisserà il termine per la presentazione degli emendamenti.

Trattasi di una manovra finanziaria complessivamente pari a 24 miliardi di euro, dei quali i due terzi (e dunque 16) sono finanziati in deficit (accrescendo il nostro già corposo debito pubblico), e per il restante terzo (8) è finanziata da nuove entrate o risparmi di spesa, di cui la parte più cospicua è affidata a una spending review delle Amministrazioni Centrali.

Premesso che il DDL dispone la destinazione dei 24 miliardi disponibili per la manovra 2024 e opera le relative scelte, con uno specifico notiziario, il nostro Sindacato dei Pensionati ha illustrato già gli interventi e le misure per il 2024 in materia pensionistica, evidenziando come le scelte governative riducano ulteriormente le già ridotte possibilità di uscita anticipata dal lavoro e pesino per svariati miliardi, caricando così il sistema pensionistico, chiamato a far cassa, di un onere pesantissimo.

Con il presente Notiziario, rivolgiamo ora la nostra attenzione agli interventi e alle misure più importanti che interessano da vicino il lavoro dipendente, in particolare quello pubblico.

CONFERMA TAGLIO CUNEO CONTRIBUTIVO

Il DDL conferma l’esonero parziale contributivo per il lavoro dipendente e prevede 7 punti in meno per i redditi fino a 25mila euro e 6 punti in meno per i redditi fino a 35mila, con un di più medio in busta paga di circa 100 euro mensili lorde. La misura è già in essere da luglio scorso ma era stata finanziata solo per il 2023, e allora il DDL ne prolunga opportunamente la vita, limitandola però solo al 2024, il che significa che per gli anni a venire bisognerà reperire le risorse necessarie per tenerla in vita.

Una scelta in favore dei redditi medio-bassi, che apprezziamo molto, e che costa circa 10 dei 24 miliardi disponibili, ma che non farà crescere di un euro le retribuzioni 2024 dei 14 milioni di lavoratori interessati.

ACCORPAMENTO ALIQUOTE IRPEF

IL DDL prevede l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF al 23% per tutti i redditi fino a 28mila euro (attualmente, dai 15mila ai 28mila pari al 25%), e dunque per questa via molti lavoratori avranno qualche euro in più in busta paga (circa 100 lordi all’anno per un reddito di 20mila euro annui). Non molto, meglio di niente, anche se non possiamo far a meno di ricordare ben altre scelte in materia fiscale che favoriscono il lavoro autonomo (flat tax per gli autonomi e professionisti al 15% fino a 85mila euro). La misura costerà tra i 3 e i 4 miliardi, ma anche questa è finanziata solo per il 2024, dunque per gli anni a venire occorrerà reperire le risorse utili a rifinanziarla ulteriormente.

RINNOVI CONTRATTUALI PUBBLICO IMPIEGO

I contratti del pubblico impiego sono scaduti il 31 dicembre 2021, e dunque le retribuzioni dei lavoratori sono ancora quelle fissate a suo tempo. In questi due anni di mancato rinnovo dei contratti, gli incrementi stipendiali sono venuti dall’Indennità di Vacanza Contrattuale – IVC (0,50%, dunque pochi spiccioli) e poi anche dal “bonus” varato con la Legge di bilancio 2023 (1,5%, qualche spicciolo in più, ma sempre pochi), a fronte comunque di una inflazione a due cifre per diverso tempo che ha ridotto pesantemente il già magro potere di acquisto dei lavoratori pubblici.

Apprezzabile dunque, per noi, la scelta, già operata dall’Esecutivo, di attribuire ai dipendenti delle Amministrazioni statali, un “anticipo”, a valere sul 2024, di un importo pari a 6,7 volte l’IVC (dunque 0,5 x 6,7 = 3,35%). Lo dispone l’art.3 del DL 18.10.2023, n. 145, costa 2 miliardi, e verrà erogato in busta paga a dicembre p.v., il che offrirà un piccolo beneficio rispetto alle magre retribuzioni dei lavoratori, coprendo solo in parte la perdita di potere d’acquisto di questi anni. Dette somme, però, costituiscono solo un “anticipo”, che verrà riassorbito con i futuri aumenti

Per i lavoratori pubblici non statali, saranno le rispettive AA.PP. a decidere utilizzando fondi propri.

La seconda scelta dell’Esecutivo in materia di rinnovi contrattuali, operata all’interno del DDL (Capo II, art. 10), è quella di destinarvi 3 miliardi per il 2024 e di ulteriori 5 dal 2025 (vds. comma 1), risorse che dovrebbero consentire, a giudizio del Ministro, l’avvio della trattativa in sede ARAN a seguire rispetto alla direttiva madre e agli atti di indirizzo che dovrebbero arrivare a partire da gennaio, con priorità per i rinnovi del personale del comparto sicurezza e di quello della Sanità.

Il nostro Segretario Generale, Marco Carlomagno, ha espresso già l’avviso della nostra O.S. rispetto alle scelte del Governo (vds. Il Sole 24 ore del 20 ottobre u.s.): giudichiamo positivamente l’anticipo di dicembre, ma al contempo “del tutto insufficienti” le risorse sinora stanziate per i rinnovi contrattuali, atteso (lo ha detto lo stesso Ministro!) che per garantire un adeguato rinnovo contrattuale, a fronte di un IPCA (indice per i rinnovi) che sfiora il 18% nel triennio, servirebbero non meno di 31 miliardi di euro, mentre le risorse sin qui stanziate ne coprono solo il 6% (un terzo)!

Sempre con riferimento al pubblico impiego, non possiamo non esprimere una valutazione decisamente negativa rispetto alla scelta di cui all’art. 3 del DDL di continuare a limitare solo al lavoro privato la detassazione dei premi di produttività, che nel 2024 sarà ridotta al 5% (era il 10%). 

SANITA’

IL DDL vi destina 3 miliardi di euro (Il Ministro Schillaci ne aveva richiesti minimo 4), che per gran parte (2,4 mld) è destinato al rinnovo contrattuale 2022-2024 del personale del comparto, mentre i restanti 600 milioni andranno a finanziare il “Fondo Sanitario”, con un obiettivo preciso: ridurre le liste di attese, da una parte attraverso il ricorso a lavoro straordinario e a maggiori turni del personale impiegato e, dall’altro, dando risorse maggiori al privato convenzionato. Non è previsto invece un piano straordinario di nuove assunzioni (mancano oltre 15.000 medici, e con la modifica di calcolo della quota retributiva della pensione disposta dal DDL per il personale con meno di 15 anni di contribuzione al 1.1.1995, si prevede un forte esodo per fine anno), il che potrebbe offrire un contributo decisivo a far uscire dalle secche la sanità pubblica, che, dopo il Covid, presenta crescenti criticità (nel 2024, il rapporto tra spesa sanitaria e PIL si ridurrà al 6,4%, con un -1,5% rispetto al 2023, dunque molto al di sotto della media europea (in Germania e Francia siamo al 10%). 

Da segnalare anche che il DDL riduce pure gli incentivi ai farmacisti sulla vendita di farmaci generici. Dunque, una manovra che, sul fronte della sanità pubblica, presenta parecchie ombre.

SPENDING REVIEW AMMINISTRAZIONI CENTRALI

Come già detto, una buona parte delle risorse non in deficit destinate alla copertura della manovra

di bilancio 2024 provengono da una nuova spending review in capo alle Amministrazioni Centrali (vds. art. 88 del DDL) al fine di concorrere al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica previsti dalla NADEF, con l’obiettivo di risparmiare 10 miliardi di euro nel triennio (1,9 miliardi invece per il solo 2024). Il DDL reca (vds allegato VII) per ciascuna Amministrazione Centrale, le riduzioni di spesa previste, che, in caso non fossero traguardate, darebbero luogo a un taglio lineare del 5%.

Il DDL prevede altresì norme specifiche d’interesse di alcune Amministrazioni: misure in materia di beni culturali (art. 64); misure in materia di personale del comparto sicurezza e difesa (art. 65); misure in materia di magistratura ordinaria (art. 67).

MISURE PER LA FAMIGLIA E IL SOCIALE

All’interno del DDL trovano spazio anche misure che riguardano la famiglia, in particolare quelle con due o più figli (nulla invece per i single), e il sociale. Proviamo a indicarne le più significative:

  • viene potenziato l’assegno unico e universale per i nuclei familiari con almeno tre figli;
  • viene rafforzato il “bonus asili nido” (fondo con + 150 milioni di euro) per famiglie con ISEE inferiore a 40mila euro, ma l’asilo non è gratis per il secondo figlio come aveva anticipato la Presidente Meloni;
  • arriva la decontribuzione dell’intera quota (9,19%) a carico delle lavoratrici, per le madri con due figli (fino a 10 anni) e invece permanente per quelle che hanno tre figli (fino ai 18 anni del più piccolo), ma raddoppiano dal 5 al 10% sia la c.d. “tampon tax” che l’IVA sui pannolini;
  • viene confermata la carta di pagamento “Dedicata a te”, sulla quale è precaricato un contributo una tantum» di 382,50 €, finalizzato ad acquisti di soli beni alimentari di prima necessità;
  • il tetto dei “fringe benefit” erogati dal datore di lavoro ai propri dipendenti sotto forma di beni e servizi, viene aumentato, a 2000 euro per i lavoratori con figli e a 1000 euro per tutti gli altri;
  • dopo l’incremento dal 30% all’80% di un mese di indennità di congedo parentale (in manovra 2023), il DDL reca l’incremento per i genitori con figli fino a 6 anni dal 30% al 60% dell’indennità congedo parentale per un altro mese;
  • cresce la cedolare secca dal 21 al 26% per case in affitto breve a partire dalla seconda;
  • viene ridotto da 90 a 70 € il canone RAI in bolletta ENEL;
  • viene introdotta una super deduzione per chi assume mamme, giovani, disabili e percettori RdC;
  • nulla invece nel DDL, e la circostanza ci appare grave, per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 130/2023 sul TFS e per allineare le regole tra pubblico e privato, come CSE ed FLP chiedevano con forza (lo ha ricordato anche M. Carlomagno nella sua dichiarazione a Il Sole 24 Ore del 20 u.s.).

Questi i contenuti per noi più importanti del DDL Bilancio 2024 approdato al Senato, che evidenziano alcune luci ma anche diverse ombre, che però non sarà facile rimuovere a causa della scelta operata dalle forze di Governo di non presentare emendamenti, bocciando quelli delle altre. 

Pur tuttavia, cercheremo di avviare comunque alcune iniziative sul fronte parlamentare, in primis per aumentare le risorse per i rinnovi contrattuali e per dare attuazione alla sentenza della C.C. sul TFS, e ne daremo come al solito puntuale conto ai colleghi.

                                                                                                                

La Segreteria Generale FLP

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