Msg. INPS sulle deroghe aliquote contributive di lavoratori pubblici
Ancora penalizzazioni, e forse ne arriveranno altre con la legge di bilancio
Ancora una penalizzazione, l’ennesima, sul fronte previdenziale per alcune categorie del lavoro pubblico.
Come si ricorderà, la legge di bilancio 2024 ha introdotto una modifica di calcolo sulla quota contributiva della pensione per tutti i lavoratori iscritti alle casse previdenziali già amministrate dal Tesoro: CPDEL, Cassa per le pensioni dei dipendenti degli enti locali; CPS, Cassa per le pensioni dei medici e infermieri; CPI, Cassa per le pensioni degli insegnanti di scuole d’infanzia ed elementari parificate; CPUG, Cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari, dei coadiutori e operatori UNEP. Riguardava, in totale, oltre 720mila lavoratori, ai quali, in virtù delle nuove norme, si sarebbero applicate tabelle con coefficienti meno remunerativi e conseguenti pensioni più basse (per una retribuzione annua di 30 mila euro, si andava dai circa 1000 ai 6000 € in meno l’anno, con un taglio complessivo a regime che allora era stato calcolato in circa 33 mld. di euro).
Una scelta che a suo tempo contestammo apertamente, soprattutto in termini di metodo, in quanto veniva operato un cambio di regole in corsa, che andava a toccare benefici già acquisiti da parte dei lavoratori.
Rispetto a questa vicenda, INPS ha scritto oggi una nuova puntata, tutta legata alle novità intervenute con la legge di bilancio 2025, che ha alzato i limiti ordinamentali e li ha allineati alla pensione di vecchiaia, oggi e fino a tutto il 2026 fissata a 67 anni, e ha al contempo introdotto la possibilità per le PP.AA. del trattenimento in servizio di propri dipendenti fino a 70 anni, per esigenze proprie e con il consenso degli stessi interessati.
A fronte di queste novità normative, con messaggio n. 2491 del 25 agosto u.s., INPS ha chiarito che ai lavoratori pubblici iscritti alle gestioni delle casse di cui sopra, in caso di pensionamento anticipato tra i 65 e i 67 anni, non sono applicabili le deroghe sulle aliquote di rendimento previste dalla legge di bilancio 2024, atteso che dette deroghe, per espressa previsione della stessa legge, trovano applicazione solo nei casi di cessazione per raggiunti limiti d’età o di servizio previsti dagli ordinamenti di appartenenza. Pertanto, ai lavoratori che non hanno diritto alla deroga e che hanno maturato una anzianità contributiva inferiore a 15 anni al 31.12.1995, le quote di pensione liquidate con il sistema retributivo sono calcolate con l’applicazione dell’aliquota di rendimento pari al 2,5 per cento per ogni anno di anzianità contributiva.
Nel suo messaggio, INPS ha inoltre precisato che “le nuove aliquote di rendimento non trovano applicazione altresì per la liquidazione della pensione di vecchiaia nei confronti dei dipendenti di datori di lavoro che hanno perso la natura giuridica pubblica e che hanno mantenuto l’iscrizione alla CPDEL” e che “la medesima disciplina derogatoria trova applicazione altresì nei casi in cui il dipendente si dimetta prima dello scadere del periodo di trattenimento in servizio, in considerazione del fatto che la relativa risoluzione del rapporto di lavoro è intervenuta dopo il raggiungimento del limite ordinamentale e prima della scadenza del termine del trattenimento in servizio”.
I chiarimenti forniti dall’Istituto Previdenziale nascono ovviamente dalle scelte operate dal Governo in questi ultimi anni in materia previdenziale, che hanno di certo allungato, e non ridotto, i tempi di uscita dal lavoro e prodotto pensioni e liquidazioni più povere. Tutto l’opposto da quello che i lavoratori si attendevano anche alla luce delle promesse e degli impegni dichiarati, ed oggi, a poco più di un mese dalla presentazione del DDL bilancio 2026, siamo forse alla vigilia di possibili, nuove scelte penalizzanti di cui già si comincia a parlare (per esempio, toccare il TFS/TFR per rendere possibili uscite anticipate rispetto ai requisiti della Fornero).
Seguiremo naturalmente da vicino gli sviluppi di questa discussione e ne daremo puntualmente conto, e al contempo metteremo in campo delle iniziative, auspicabilmente unitarie come avvenuto per quelle in corso su TFS/TFR, allo scopo di impedire ulteriori danni ai lavoratori e di difendere i diritti di lavoratori e pensionati.