RIFLESSIONI SULLA NOSTRA POLITICA EUROPEA

16 Gen 2018 - Notiziari FLP, Slider

La disfatta della candidatura italiana di Milano a sede dell’Agenzia europea del farmaco (EMA) ha messo in luce difficoltà che da tempo risultavano evidenti ai più attenti osservatori della nostra politica estera.

L’Italia conta poco o nulla nei consessi internazionali e non riesce più a raggiungere significativi risultati di politica estera, sia a livello globale che europeo.

Non sono stati il caso o la malasorte a sconfiggere l’Italia nella campagna per TEMA, così come era già avvenuto nel 2016 per il Consiglio di Sicurezza ONU, ma soltanto l’incapacità del nostro “sistema” politico ¬ diplomatico di darsi obiettivi chiari e perseguirli in modo organizzato ed efficace.

Sorge quindi la domanda sul perché di questa situazione.

La risposta è molto semplice, soprattutto per quanto concerne le politiche europee: siamo fuori dai principali processi decisionali delle politiche istituzionali europee. Ciò sia perché i (pochi) alti funzionari che siamo riusciti – non senza difficoltà – a inserire nei gangli europei (emblematico il caso della Mogherini) una volta a Bruxelles poco si curano degli interessi nazionali, quasi gli fossero estranei, sia perché il nostro vertice diplomatico non ha mai ritenuto importante né sarebbe stato in grado di elaborare una strategia di inserimento di italiani nelle posizioni-chiave in Europa.

I numeri impietosi delle bocciature delle candidature italiane a posti apicali del SEAE e delle istituzioni europee ne sono una conferma eclatante.

D’altra parte, non si può nascondere che i tagli sempre più dolorosi alle risorse del MAECI – del resto, poco contrastati dall’attuale dirigenza diplomatica – ne hanno menomato la capacità di azione.

Emblematico il caso degli uffici della Farnesina deputati a curare i rapporti con l’Europa. La riforma del 2000 voluta per adeguare il Ministero ai mutati tempi (il precedente modello era del 1967) aveva creato una Direzione Generale per l’Integrazione Europea incaricata di seguire i dossier “comunitari”, affiancata da una Direzione Generale per l’Europa per i rapporti bilaterali con i paesi del Vecchio Continente.

Una successiva riforma, nel 2010, ha accorpato le due Direzioni dando vita a una mega Direzione Generale per l’Unione Europea, che si è rivelata drammaticamente incapace di fare sintesi tra l’attività a Bruxelles e quella nelle capitali europee.

A ciò va aggiunto che tradizionalmente la politica europea della Farnesina, così come le strutture ad essa preposte (DGEU e Rappresentanza permanente a Bruxelles), appaiono “riserva di caccia”, con meccanismi di cooptazione per affinità ideologica, che impediscono un sano ricambio e l’afflusso di nuove idee e proposte.

Permangono inoltre tutte le criticità connesse alla nomina di Ambasciatori nelle più grandi città europee spesso inadeguati e anche alle prese con notevoli conflitti di interesse o gestioni discutibili.

Confidiamo che a breve, già con la prossima legislatura, si possa riaprire una nuova stagione, riformando ampiamente le strutture, adottando scelte che rispettino finalmente il merito e le capacità, affinché si creino le condizioni per riprenderci in Europa il ruolo che ci spetta per storia, peso politico, economico e demografico.

 

IL DIPARTIMENTO POLITICHE INTERNAZIONALI FLP

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